Stefania Colombo/ febbraio 12, 2018/ articoli, Dominique Cappa/ 0 comments

Single: “persona che vive da sola”.
Ovviamente non tutti i single sono uguali.
Anche se ormai a questo termine vengono associati leggerezza, autonomia, libertà, benessere, divertimento e giovinezza rispetto a termini svalutanti del passato come scapolo e zitella, molte persone vivono la loro singletudine come una costrizione e non tutti i single lo sono per scelta.
A volte si è single in seguito a delusioni d’amore, o perché in maniera consapevole o meno non ci si ritiene degni d’amore. Altre perché si hanno aspettative irrealistiche sul tipo di persona a cui affiancarsi, altre perché c’è la paura di soffrire e ci si chiude ai propri sentimenti d’amore.

La solitudine è un sentimento e una condizione che spaventa.

In realtà il sentimento di solitudine va differenziato dalla condizione.
La condizione è una mancanza oggettiva di relazione, cioè una reale assenza di legami significativi. I motivi di questa condizione possono essere i più vari: un trasferimento in un luogo nuovo, un lutto o comunque qualunque condizione che ci rende privi di socialità.

Molto spesso la solitudine come condizione evoca paura. Viene associata a sentimenti di tristezza, di sfortuna, di isolamento: i soli rispetto ai non soli.

Il timore, molto spesso inconsapevole, di essere soli e in esclusiva compagnia di sé stessi, può spingere ad affollare la propria vita di pseudo-relazioni e di pseudo-amori con l’unico obiettivo di evitare la condizione di solitudine.

Evitare di stare da soli per paura di quello che potremmo provare o per paura di essere giudicati negativamente dagli altri, porta in realtà a sperimentare una dolorosa solitudine soggettiva anche quando siamo vicini ad altre persone.

La paura di stare da soli con sé stessi è quella che ci spinge a rimanere in relazioni sentimentali non soddisfacenti, oppure ad affogarci di impegni, attività sociali e lavorative, distrazioni con i social-network, a rimanere sempre “in connessione”.

La vera paura è quella di stare in compagnia di sé: la paura di stare in contatto con le proprie emozioni e i propri sentimenti. E anche la paura di essere giudicati non all’altezza di stare in coppia (non dimentichiamo che viviamo in un’epoca profondamente narcisista).

Invece ad ogni età la solitudine acquisisce una possibilità positiva: scoperta, occasione, stimolo creativo in ogni fase della vita.

Stare da soli permette di conoscere noi stessi: imparando a stare da solo posso poi comprendere come amo stare con gli altri.

Avere costruito una buona relazione con sé è l’unica strada per costruire con gli altri relazioni di qualità, essere davvero presenti alla relazione.

Non dobbiamo stare in relazione, ma possiamo.

La solitudine è un’esperienza che riempie, non che ci rende più poveri o tristi se finalmente impariamo a stare in contatto con noi stessi.

“Le persone possono stare sole se possono stare con sé stesse. Ma se non si ha un senso forte e sicuro di sé, stare da soli significa sentirsi vuoti.
Il sentimento di solitudine nasce da un senso di vuoto interiore che è una conseguenza dell’essersi esclusi dai sentimenti.
Non si può essere soli se si è emotivamente vivi.
Si può essere soli, ma sentirsi parte della vita, della natura e dell’universo.”
Lowen

Dominique Cappa

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