Stefania Colombo/ aprile 26, 2018/ articoli, Dominique Cappa/ 0 comments

Che differenza c’è fra udire e ascoltare?

Udire è tutto ciò che tocca l’orecchio, qualsiasi sensazione uditiva: è un’esperienza puramente sensoriale.

Ascoltare è invece dotare di senso i suoni (rumori, voci che pronunciano parole, musica eccetera), dando un’organizzazione, un’identificazione e un’analisi attraverso la mente e il corpo connessi fra loro.

Ascoltare ed essere ascoltati è una delle necessità umane più profonde.

Ascoltare ed essere ascoltati non significa essere d’accordo o poter cambiare una situazione.

Un autentico ascolto convalida la nostra e l’altrui verità, la nostra e l’altrui individualità, la nostra e l’altrui stessa esistenza.

Ascoltare è molto spesso più importante del trovare soluzioni, a volte non ci sono, e spesso succede che se non possiamo trovare subito una soluzione, smettiamo di ascoltare.

Ascoltare significa accogliere, accettare l’altro e sé stessi per come si è, ascoltare con partecipazione empatica, non necessariamente trovare una soluzione.

Quando udiamo siamo in un atteggiamento di ricettività più di tipo passivo.

Mentre ascoltiamo invece, c’è una mobilitazione attiva e un’analisi verso ciò che il nostro udito ha percepito.

Emergono riflessioni e pensieri.

Si attivano anche emozioni e immagini.

Molto spesso si innescano, in maniera automatica e quindi poco consapevole, tutta una serie di giudizi, previsioni e definizioni che ci allontanano in maniera più o meno significativa dalla reale esperienza che stiamo vivendo: smettiamo di ascoltare davvero e cominciamo a …..pensare.

Provate a ricordare quante volte capita che una persona cominci a parlare e dopo pochi secondi abbiamo già “previsto” cosa ci vorrà dire e abbiamo subito una bella risposta pronta!

Risposta la cui elaborazione è stata fatta mentre il nostro interlocutore si stava ancora esprimendo.

Paradossalmente questo fenomeno è ancora più frequente con le persone alle quali teniamo di più.

Proprio perché sono importanti per noi, molto spesso per difesa, non ci permettiamo di accettare ed accogliere ciò che davvero sta accadendo davanti (e dentro!) a noi: non ascoltiamo davvero.

Mentre ascoltiamo cominciamo a produrre quindi parole nella nostra mente, e, se non ne diventiamo consapevoli, questi pensieri automatici ci distolgono dalla reale esperienza che stiamo vivendo.

Proviamo ad osservarci mentre ascoltiamo: rispettiamo il ritmo della conversazione?

Poniamo delle domande che richiedono davvero delle informazioni?

O senza accorgercene poniamo delle domande che indicano già la risposta sperata o immaginata?

Quando chiediamo “Come stai? “ci interessa davvero conoscere la risposta?

Quante volte facciamo frettolosamente questa domanda senza una vera intenzione di ascoltare la risposta!

E quante volte quella stessa domanda ci viene fatta senza che percepiamo una vera intenzione di sapere veramente come stiamo!

Quando non ascoltiamo siamo in realtà chiusi. Non solo nei confronti di chi abbiamo davanti, ma anche verso noi stessi.

I pensieri, i giudizi, le previsioni sono come una sorta di censore che ci impedisce di percepire nel nostro cuore, nel nostro corpo che cosa ci suscita realmente quello che ci sta dicendo chi abbiamo davanti.

Imparare ad ascoltare è un processo che parte innanzitutto dall’ascolto di sé, dalla presa di coscienza di quello che accade in maniera spesso inconsapevole dentro di noi quando siamo in relazione con altre persone.

Come ci sentiamo nel corpo, che emozioni proviamo, che pensieri stanno attraversando la nostra mente?

Ci sentiamo aperti?

Riusciamo a sentire disponibilità?

O sentiamo emozioni negative che facciamo fatica tollerare e ci portano a chiuderci all’ascolto?

Sentire emozioni negative non significa dover necessariamente chiudersi, anzi!

Possiamo permetterci di ascoltare anche se siamo arrabbiati, o impauriti, o tristi.

Ascoltare significa essere aperti non solo all’altro, ma innanzitutto a noi stessi: se accogliamo e ascoltiamo ciò che proviamo possiamo fare in modo più naturale e spontaneo la stessa cosa nei confronti dell’altro.

Ci sentiamo chiusi? Va bene lo stesso!

Ma è importante accorgersene, e magari darsi il tempo che serve prima di comunicare con la persona verso cui proviamo il sentimento di chiusura.

In questo modo rispettiamo il nostro sentire ma anche l’altro, non entrando in una comunicazione finta.

Molto spesso, se ci sono problemi di comunicazione con qualcuno, o hai la sensazione di non essere compreso, prova a domandarti se è possibile che tu stesso non abbia ascoltato davvero questa persona.

Con le persone che ci sono più vicine capita davvero spesso: osserva che pensieri si attivano nella tua mente, osserva quanto ciò che è accaduto magari nel passato ti distoglie dal qui e ora della comunicazione.

Prova a verificare se nella tua mente ci sono dei pregiudizi, o degli schemi mentali che ti allontanano dalla verità di chi è davanti a te.

Per essere ascoltato anche tu, prova ad ascoltare davvero: spesso una persona non può ascoltare veramente se non si sente a sua volta ascoltata.

Dominique Cappa

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