Stefania Colombo/ ottobre 21, 2019/ Stefania Colombo/ 0 comments

Molte persone entrano nel mio studio ferite, una di queste ferite può essere un lutto, una perdita, un allontanamento da una relazione importante. Quando Marco è venuto da me, aveva perso da non molto la propria moglie. Devo dire che gran parte del lavoro di rielaborazione del lutto lo aveva già fatto da solo, gli serviva solo qualcuno che lo accompagnasse e lo aiutasse ad autorizzarsi nuovamente a godere pienamente della bellezza della vita, per sé e per i suoi figli. Nel suo percorso ha imparato a mettere insieme dolore e gioia, amore e dispiacere, morte e vita, come opposti, che in realtà si completano e arricchiscono a vicenda.

Marco è uno scrittore e, grazie alla scrittura, dà voce in un modo meraviglioso, intenso e profondo ai suoi pensieri, le sue emozioni e il suo mondo interno. Così, ho chiesto a Marco di poter condividere con voi questo suo post, pubblicato un paio di giorni fa, che mi ha commossa, aprendomi il cuore:

“Ieri sera mi hanno chiesto, con tanto amore, se gli auguri per il nostro anniversario fossero graditi o se portassero tristezza.
Soltanto in quel momento mi sono reso conto che dal giorno del mio matrimonio sono passati vent’anni.
Una vita, più vita di quanto ne abbiano vissuta i miei figli.
Ho risposto che si, sono graditi, perchè ciò che di bello ci viene donato va celebrato, al di là del dolore, e nulla è più bello di una persona che si dona ad un’altra. Nulla è più bello di chi completa il dono di sé donando la vita ad altri, lasciando traccia del suo amore nell’abbraccio che i nostri figli mi danno. Una meravigliosa carezza a otto mani: le nostre e le sue.
Voglio condividere con voi tutti due particolari del mio ricordo, due aspetti di una vita vissuta per intero anche se finita troppo presto.
Il primo è il sorriso.
È per questo che non sono triste, anche se di motivi per esserlo potrei trovarne, anche se ricordare mi porta sempre a quell’ultimo momento che di allegro proprio non ha nulla. Quel sorriso mi ha accompagnato per anni, nascondendosi così raramente. Forse la più grande intimità che abbiamo avuto sono stati i momenti, brevi, in cui il suo sorriso si è spento a causa di troppe prove troppo amare. Sorrido perché in me e nei miei figli continua a sorridere lei. Non farlo sarebbe un tradimento.
Il secondo è la fame di futuro, la gioia di vivere.
Una incrollabile gioia di vivere che come lascito ci ha chiesto di onorare la vita che abbiamo, di continuare a costruire, con fiducia, insieme. Un dolcissimo ordine, l’invito un po’ imperativo ad amare, ad amarsi, a riempire la vita che ci è data d’affetto e di dolcezza. L’amore, la gioia, la vitalità del cuore, sono un bene contagioso che non è facile lasciare in eredità. E che non è nemmeno così facile ricevere in eredità perché ci spinge oltre, ci invita a ricominciare senza dimenticare, a superare un senso di colpa che non ha ragione d’essere.
Così oggi, ricordando le promesse che ci siamo scambiati e onorando il suo lascito, festeggio con voi e vi ringrazio perchè mi aiutate ad obbedire a quell’ordine gentile. Spero di dare altrettanta gioia, forza, sorriso e speranza a tutte le persone che a vario titolo stanno accettando il mio amore, che lo alimentano e lo ricambiano incarnando per me la gioia di vivere.
Sorrido alla vita, dunque, e a tutto l’amore che porta con sè.
Sorridete anche voi, le farà sicuramente piacere.”

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