Stefania Colombo/ febbraio 22, 2016/ articoli, Stefania Colombo/ 0 comments

Quando un bambino nasce, non nasce solo biologicamente, c’è una nascita precedente a quella biologica. Il bambino nasce nella testa dei suoi genitori ancora prima di venire al mondo. Perché questa nascita avvenga occorre però che mamma e papà dicano SI’ ALLA VITA, VOGLIAMO CHE QUESTO PICCOLO ESISTA.

Ogni genitore dovrebbe potersi dire almeno una volta nella vita: “Io amo mio figlio e questa è per lui la prima ricchezza. Io posso essere un buon genitore per mio figlio, la Vita non ha scherzato affidandolo a me!”

L’essere figli implica una relazione, implica un legame fra due persone differenti, non c’è un figlio senza un padre e una madre e non ci sono dei genitori senza che ci sia un figlio. Solo accordandosi il permesso di essere dei genitori questi potranno dare al proprio figlio il permesso di essere figlio, il permesso di esistere.

Ma perché mai un figlio dovrebbe chiedere il permesso di esistere? Perché un bimbo dovrebbe avere il bisogno di sentire che non è al mondo per sbaglio ma perché qualcuno ha acconsentito al suo esistere? Perché tra gli umani la vita costruisce dei legami, se non c’è legame non c’è esistenza.

Quando nasce, un essere umano, è solo un bambino, perché diventi figlio occorre che qualcuno rafforzi, coltivi, si prenda cura di quel legame che si è creato quando il bimbo è stato concepito. Un bimbo non potrebbe esistere se non ci fosse qualcuno disposto a curarsi di lui, anche nei peggiori dei casi, quando, cioè, queste cure sono carenti, affrettate e scostanti.

Ma in pratica quali sono le cose necessarie perché questo legame si crei? Perché si costruisca un legame occorre che il genitore dia al proprio bambino un permesso fondamentale:

è ok per te esserci, essere nutrito e toccato. E’ ok che qualcuno si occupi di te.
E’ attraverso l’accoglienza, il tempo, il conoscersi riconoscersi, l’accettazione, che il genitore dice al bambino è OK per me che tu ci sia.

L’accoglienza

Assodato che l’interesse primario di ogni bambino non è solo sopravvivere ma anche vivere, cosa vuol dire vivere?
Vivere significa poter contare su una rete di relazioni ricche, calde, stabili e stimolanti, relazioni che aiutano l’individuo a:

Crescere, nel senso di svilupparsi, svolgersi, districarsi, sprigionare, evolversi, progredire.
Riprodursi non solo in senso fisico, ma anche inteso come ripensarsi, darsi senso trovare il proprio posto nella vita, dare un senso all’esserci.
Winnicott sosteneva che il bambino non esiste, nel senso che non si dà alcun bambino se non in relazione ad altri esseri umani e con un ambiente che sia accogliente.

L’accoglimento riguarda ogni bambino che ha bisogno di sentirsi voluto e ben accolto. Ma in cosa consiste l’accoglimento?
Sempre Winnicott segnala come base per lo sviluppo infantile tre momenti fondamentali:

  • l’accettazione, il contenimento, il rispetto, l’ascolto, l’holding
  • la cura, l’accudimento, l’handeling
  • l’introduzione al mondo, la promozione delle capacità, l’object presenting, Il tempo, i riti: il rito della buona notte, del bagno, della favola. Ogni genitore compie dei piccoli rituali con il proprio figlio: sono momenti preziosi che non solo accompagnano il piccolo nella sua crescita, ma costituiranno anche un tesoro prezioso per il suo futuro.
  • Il conoscersi riconoscersi/l’accettazione. Sono proprio i genitori a rispondere al bisogno di accettazione inviando al bambino messaggi di un certo tipo E’ bello che tu ci sia
    Sei importante
    Ti voglio bene
    Vai bene così come sei Il legame è questo: “il figlio riconosce i genitori e i genitori riconoscono il figlio”
    E’ di vitale importanza che un genitore si dia il permesso d’essere genitore.
    Per il solo fatto che un figlio è nato, un genitore si è sbilanciato ha detto: la vita è meglio della non vita. Anche solo per questo fatto, per aver detto sì alla vita del proprio figlio, ogni genitore è degno d’essere tale.
    Ogni genitore che ha deciso di mettere al mondo il proprio bambino è degno di essere ringraziato, anche se lo avesse abbandonato subito dopo.
    Ma un genitore dice di sì alla vita se ha imparato ad essere grato ai genitori per la vita che ha avuto, a guardare con occhi di misericordia coloro che lo hanno messo al mondo, poiché da loro a ricevuto, non i trucchi per non sbagliare, non i mezzi per essere efficiente, ma la vita.
  • Sono i messaggi positivi rispetto al fare:
    Sei bravo in ciò che fai
    Sei capace
    Puoi farcela
    Ricevere questi messaggi dà alla persona la possibilità di costruire la propria autostima, di crescere consapevole del proprio valore, la fiducia in sé stessi è il regalo più grande che i genitori possano fare ai propri figli, in quanto permette di entrare in relazione con sé, con l’altro, col mondo esterno, in modo sereno ed equilibrato
  • Quali sono questi messaggi?
    Sono i messaggi positivi rispetto all’esistere:
  • Bisogno fondamentale per un bambino è l’accettazione incondizionata di ciò che si è che è diversa dall’approvazione di ciò che si fa.
    Ma questo ancora non basta. Bisogna saper dire “volevo proprio te, così come sei con quegli occhi, quelle mani, quel sorriso, quel cuore”.
    Quando un genitore immagina un figlio lo dipinge nei propri sogni, gli mette addosso delle caratteristiche, delle attese. Ma un figlio è prima di tutto una persona e come tale non è racchiudibile in nessuna descrizione, non può essere determinato a priori. La grossa scommessa è questa “ Io ti voglio, voglio che tu esista come mio figlio: ti voglio per quello che sei, ma anche per quello che non sei, t’accetto perché sei tu”.
    Solo così anche il genitore può darsi il permesso di essere una madre o un padre non perfetto, solo così anche il figlio potrà dire: “Sì io ti riconosco come mia madre- padre, non perché sei perfetta/o ma perché sei così”.
  • Il tempo dei bambini non è come quello degli adulti, non c’è un prima e un dopo, l’oggi è uguale allo ieri e al domani, per loro conta il qui ed ora. Un qui ed ora che va velocissimo, accelerato, basti pensare ai cambiamenti che un bambino subisce col passare da un mese all’altro.
    Numerosi studi per esempio dimostrano che i primi 5 minuti di vita di un neonato sono determinanti per la qualità della vita di quella persona, addirittura alcune correnti psicologiche affermano che sono determinanti nella formazione della psiche di un individuo.
  • Più che il tempo inteso come tempo passato insieme, ci vuole la voglia di stare insieme, quella voglia che genera l’attesa di quel momento in cui l’altro ci sarà
    Passare del tempo con i propri figli significa: accompagnarli nella loro crescita, sostenere le loro scoperte, ascoltare quello che hanno da dire. Potrebbero essere anche solo 10 minuti ma a volte in 10 minuti succede quello che non è successo per ore, giorni, a volte 10 minuti buttano le basi per l’intera vita.
  • Ciascuno di questi tre momenti è preparatorio all’altro e tutti sono interdipendenti. Quando queste fasi, che nel loro insieme potrebbero dare un contenuto alla parola amore, non vengono rispettate, si ha la negazione della responsabilità e dell’Amore, la sfiducia e il disinteresse, l’abbandono, l’indifferenza.

Stefania Colombo

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