Stefania Colombo/ settembre 14, 2020/ articoli, Dominique Cappa/ 0 comments

Desidero condividere uno strano effetto che mi è rimasto da questo inimmaginabile inverno/primavera che abbiamo appena passato tutti insieme. Un inaspettato regalo del virus che silenziosamente, ci ha costretto a fermarci in tutto il mondo.
E’ cominciato con un bisogno di poesia mai avvertito prima, e si è poi esteso in una intensa consapevolezza della abbondanza di bellezza da cui siamo circondati. C’è la Natura, e ci sono tante meravigliose Opere umane: sono lì, a disposizione di tutti, c’è solo da accorgersene.
Certo, durante il lockdown, abbiamo avuto una primavera scintillante: fioriture, cieli tersi, profumo di glicine, gelsomino, tiglio. E poesie lette, specialmente di poetesse.
L’apertura a tanta Bellezza è continuata anche dopo, per fortuna.
Mi sono incantata guardando il mutare del colore del cielo di Milano a seconda del tempo, le sue strade familiari e amate, per me bellissime. Ho assaporato letture, ascoltato Bach con tutti i sensi.
Ho goduto nel rincontrare umani amati, sono rimasta estasiata dalla bellezza che esprimono gli occhi.
Quindi il mio augurio per questa strana estate 2020 è che vi concediate di fermarvi e fare spazio alle mille forme in cui la Bellezza si manifesta nella vita.
La Poesia è un grande aiuto: individua la bellezza ovunque il Poeta scelga di posare il suo sguardo. Nei sentimenti umani, nella natura, in qualsiasi tipo di relazione, nelle costruzioni umane, nella pace e nella guerra, nelle passioni ardenti o nella delicatezza, nella forza, nella fragilità, nella vita e nella morte, nella Storia, nella Religione.
Cogliere tanta Bellezza e Poesia mi ha anche portata a riflettere su quella che a me pare una sua qualità evolutiva.
Poesia e Bellezza hanno una duplice natura: sono fortemente connotate, incarnate direi, in un individuo (la Dickinson è ben diversa da Caproni), o in un fiore particolare, un musicista unico, un paesaggio o un cielo in un giorno preciso. Ma proprio per questo esprimono l’universale, ciò che unifica.
Questo è un passaggio di crescita che ci riguarda tutti. Siamo un’unità molteplice.
Per trovare l’unificazione dobbiamo essere molto determinati, differenziati nella nostra storia, nella nostra cultura, nella nostra lingua. Essere veramente Uno, (io sono) specifico, connotato. Radicarci totalmente nella nostra storia, nella nostra Bellezza particolare e assolutamente unica, consente di unirci senza avvilire le differenze e offre autentico rispetto a noi stessi e agli altri.
Possiamo unirci senza appiattirci o omologarci ma essere uniti nella libertà e nella differenza.

“ La poesia forse aiuta a non morire, a parlare dopo le morti che viviamo in vita.
A ululare e cinguettare, soffiare e ruggire, fare versi.
Certe volte incontro l’altro in quella buca profondissima, gli sfioro una mano e l’altro si riconosce, ma non l’ho fatto apposta.
Ho solo raggiunto un punto dove l’io e il tu sono distinzioni arbitrarie, l’altro è me in un’altra forma.
La poesia insegna a ricevere le parole, a farsi dire delle parole, quindi è una faccenda di umiltà, di attesa.

Spero che trasporti un po’ di mistero nel mondo dove tutti sanno tutto.
Mi sembra che l’esistenza stessa della poesia dica che il male è attraversabile e trasformabile, che la fuga non è l’unica soluzione, che di ogni cosa si può fare una mappa vivendola, una mappa che si forma camminando passo passo e passo passo si disfa, e se c’è una via d’entrata, ce n’è anche una d’uscita.

????“Ogni vita ha la sua dignità e ogni millimetro di caduta anche.”
Chandra Livia Candiani

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