Stefania Colombo/ dicembre 4, 2018/ articoli, Dominique Cappa/ 0 comments

“Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo fino a quando non comincia a splendere.“
(Emily Dickinson)

Ci sono delle parole che non sono solo parole.Possono avere un profondo effetto psicologico e contribuire in modo positivo o negativo alla relazione con noi stessi, con gli altri e con la vita in generale. Sono parole con un alone emotivo potente, riguardano il dialogo con noi stessi e di conseguenza anche con gli altri. Parole come devo, posso, voglio, ho bisogno, mi merito, responsabilità, ho voglia, desidero, ho intenzione, impegno, e molte altre, contribuiscono in maniera significativa al nostro sentire. A seconda dell’uso che ne facciamo nel dialogo con noi stessi (e con gli altri) possiamo incrementare o meno il nostro benessere, la capacità di volerci bene, di volere bene agli altri, di prenderci cura di noi stessi e di conseguenza degli altri. E anche di realizzare i nostri obiettivi personali.

Nessuna di queste parole è positiva o negativa di per sé.
È fondamentale però accorgerci di che tipo di risonanza interna suscitano: ci aprono, ci chiudono, ci incoraggiano o ci demoralizzano?

Quando le persone vengono da me, in modi differenti e per diversi motivi, desiderano stare bene, essere più felici.Spesso le sento però usare nei confronti di sé stesse, degli altri o della vita, delle parole che contribuiscono in modo significativo a mantenere il malessere.
Ecco solo alcuni esempi sulla risonanza psicologica delle parole che usiamo.
Proviamo a pensare a una delle parole più utilizzate: devoOvviamente questa parola di per sé è neutra: “devo pagare la bolletta della luce” non suscita probabilmente nessun effetto emotivo. Questa espressione può invece avere degli effetti molto negativi se, sotto la sua formulazione c’è durezza, o disprezzo o svalutazione: è un devo (o un devi) che non lascia spazio alla differenza o all’unicità di ciascuno di noi. Tante volte ho sentito e aiutato i miei pazienti a riconoscere, come quel devo nascondesse un “devo essere diverso” o “devi essere diverso” e, come diretta conseguenza, “così come sono non vado bene” o “così come sei non vai bene”. Ci sono anche i devo per compiacere, o per essere come immaginiamo che gli altri ci vogliano. Questo tipo di devo è opprimente. 

Ci sono poi dei devo positivi: sono carichi di determinazione positiva, di un senso di responsabilità che apre e permette all’energia vitale di circolare. Sto pensando a ieri, ad una mia paziente che chiamerò Francesca. Mi stava dicendo di come si è “finalmente accorta”, pur avendolo sempre saputo, che la relazione che sta vivendo, così come è adesso, non può renderla felice. A un certo punto mi ha guardata negli occhi e ha pronunciato un “devo prendermi cura di me” che, mi era assolutamente evidente, partiva dal suo cuore e descriveva una intenzione profonda. Dire a sé stessa questa frase, ripetersela, è un modo per incoraggiarsi e aumentare la sua capacità di volersi bene, di prendersi cura di sé.

Anche i voglio che ci diciamo (o diciamo agli altri) possono avere un effetto psicologico differente. Spesso mi capita di ascoltare dei voglio che in realtà sono dei vorrei, che in realtà sono dei lamenti che sottintendono della passività o un senso di impotenza (vorrei ma… non posso!). Altri voglio sono in realtà un aggrapparsi o una difficoltà a lasciar andare per fare spazio a qualcosa di diverso nella propria vita. Oppure ci sono dei voglio che sono un incaponirsi a non essere felici “fino a quando non otterrò quello che voglio”. Nel frattempo, quel voglio, toglie la possibilità di godere anche di quello che già c’è. Naturalmente ci sono poi dei meravigliosi voglio che partono dal nostro cuore e che ci aprono alla vita. Dei voglio che sono l’espressione della fiducia nella nostra possibilità di ottenere ciò che desideriamo per noi. Questo tipo di voglio ci rende già più leggeri e felici anche se non abbiamo ancora realizzato ciò che vogliamo.

Penso anche a parole come responsabilità o impegno, che possono essere vissute come dei macigni sulla schiena o possono esprimere la bellezza dell’essere attivi, dell’essere capaci.

Se ci soffermiamo a prestare attenzione all’effetto che le parole che ci diciamo (o che diciamo agli altri) hanno sui nostri sentimenti e sul nostro corpo ci diamo una grande possibilità: possiamo lasciar andare l’alone affettivo negativo e trovare delle parole che ci aiutino, oppure possiamo impegnarci a recuperare dentro di noi il significato positivo di quella stessa parola.

In questo periodo amo la parola desiderio. Amo quel modo di stare e di essere che è coltivare i desideri più autentici e che scaturiscono dalla parte più profonda di noi, quando il cuore, la testa e il corpo sono allineati. Tante volte ho visto quanto la paura di non realizzarlo e di soffrire per questo, blocca quell’apertura alla vita che è l’azione del desiderare.

Qual è la tua parola o frase che in questo momento può aiutarti ad essere più aperto e fiducioso? Concediti il tempo di andarla a cercare nella parte più autentica di te.

                                                                                                                                                   

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