Stefania Colombo/ aprile 28, 2017/ articoli/ 0 comments

L’identità di genere si riferisce alla percezione e alla consapevolezza che la persona ha di sé come individuo maschile, femminile o ambivalente, ovvero come persona che non si identifica necessariamente né con il genere femminile né maschile. L’identità di genere si differenzia dal ruolo di genere che indica tutto ciò che una persona dice o fa per indicare agli altri o a sé stesso la propria femminilità, mascolinità o ambivalenza, attraverso atteggiamenti ritenuti appropriati per il maschio e la femmina in una data società e momento storico. L’identità di genere si distingue anche dall’orientamento sessuale che rappresenta, invece, la modalità di risposta ai diversi stimoli sessuali e, quindi, anche l’attrazione emotiva verso i maschi, le femmine o entrambi.  Identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale sono importanti dimensioni dell’identità sessuale di una persona che vanno prese in considerazione separatamente in quanto indipendenti. Il termine disturbo d’identità di genere (DIG) denota, in generale, una forte discrepanza tra identità di genere e sesso biologico ed è caratterizzato da:

  • intensi e persistenti sentimenti di malessere per il proprio sesso biologico (la persona non si riconosce nel proprio corpo)
  • intensa e persistente identificazione con il sesso opposto che si manifesta anche attraverso il desiderio di possedere il corpo dell’altro sesso
  • il desiderio di essere considerato dagli altri come un membro dell’altro sesso

L’Omosessualità può diventare un problema per il benessere della persona quando non viene vissuta in modo libero, quando cioè l’individuo stesso vive male e con giudizio la propria sessualità o quando si sente giudicato e non accolto dall’ambiente in cui vive.

  • La società e l’ambiente svolgono spesso un ruolo condizionante. Può non essere semplice per la persona che ha fatto una scelta omosessuale confrontarsi con i pregiudizi e la rigidità di alcuno contesti che incontrano. Le difficoltà aumentano se tali contesti non possono essere evitati (il lavoro….) e se hanno un valore affettivo per il soggetto in questione (la famiglia…).
  • Una persona si definisce omosessuale quando prova sentimenti di innamoramento, desideri, ed attrazione erotica nei confronti di altre persone dello stesso sesso. Sul perché e sul come si diventi omosessuale si è molto parlato. Nonostante ciò, non esiste ancora uno studio scientifico o un’ipotesi ufficiale che possa, con assoluta certezza, spiegare il perché una persona diventi omosessuale ed un’altra eterosessuale. L’unica cosa di cui si è certi è che l’omosessualità non sia una malattia, ma semplicemente una variante normale della sessualità umana.
  • Il DIG non va confuso con l’omosessualità, una variante normale della sessualità umana che riguarda l’orientamento sessuale e non l’identità di genere. Una persona con orientamento di tipo omosessuale non ha, infatti, la convinzione né il desiderio di appartenere al sesso opposto, ma possiede invece un’identità di genere congruente con il sesso biologico di appartenenza. E’ importante anche differenziare il DIG dal travestitismo, un fenomeno in cui prevale il piacere di apparire come appartenente all’altro sesso, ma dove non c’è una profonda e persistente identificazione con l’altro sesso. Infine, per poter parlare di DIG devono essere escluse condizioni fisiche intersessuali e anomalie cromosomiche e/o ormonali.

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